“Ci vorrà ancora molto? Credevo d'aver specificato che era una questione importante e che fosse di massima importanza il nostro tempestivo arrivo”
Lo sguardo stanco e glaciale della giovane Duchessa si posò sul capo chino del segretario che, sedutole di fronte, biascicava delle scuse rassicurando la sua Signora che a breve sarebbero giunti a destinazione e con un colpo di nocche sul legno diede ordine al cocchiere di affrettare i cavalli.
La carrozza portante le effigi di Modena, seguita e preceduta da alcune guardie dell'esercito, correva lungo la strada lastricata per quanto le fosse concesso dal via vai di persone per la Capitale della Repubblica. Oltre lo sportello personaggi più o meno rinomati guardavano curiosi le armi del Ducato straniero mentre l'attenzione della Duchessa era stata tutta raccolta dall'imponente edificio la cui torre svettava nel cielo di Firenze come punto di riferimento per chiunque decidesse di mettersi in marcia; un sorriso soddisfatto si dipinse sul volto della donna che sentendo arrestare la marcia dei cavalli e lo sportello aprirsi non esitò a scendere in piazza della Signoria
“Precedetemi e avvisate del mio arrivo, il Principe di Firenze e gli altri reggenti ci staranno attendendo” disse voltandosi verso il segretario che prontamente accelerò il passo per eseguire ciò che gli era stato detto.
Anna si fermò qualche istante a guardare gli stemmi dipinti sotto gli archi del ballatoio, cercava di ricordare ognuno di quelli dai racconti del padre d'origine fiorentina
“Ci sarà tempo per i ricordi d'infanzia, Anna” disse fra sé e sé riprendendo a camminare verso il portone principale della residenza del Signore di Firenze.